Siamo ormai giunti al termine delle nostre riflessioni sul tema della fraternità, non certo perché il discorso sia chiuso qui. Anzi, si potrebbero dire ancora molte cose, ma l’estate che si apre ci impone un limite. Desidero allora cogliere questa pagina proprio così, come un limite, come una soglia. In tal modo possiamo recuperare la dinamica del passaggio, del varcare il confine, per aprirci a nuove esperienze facendo tesoro di quanto fino a qui vissuto. Quasi che in quest’anno ci fossimo “allenati”, preparando un equipaggiamento minimo e funzionale, per metterci in viaggio in quell’avventura che è il diventare fratelli. Sappiamo che san Francesco ci accompagna e ci protegge in questo cammino, lui che “si rivolse a tutti i fratelli e le sorelle proponendo loro una forma di vita dal sapore di Vangelo” (Papa Francesco, Fratelli tutti).
Riprendo le varie finestre che abbiamo aperto per cercare di allargare lo sguardo sul panorama della fraternità:
- “il Signore mi dette dei fratelli” dice san Francesco: l’avere accanto qualcuno è anzitutto opera e dono del Signore che va accolta in quanto tale coinvolgendo la nostra responsabilità (settembre 2021).
- Fratelli non lo si è, lo si diventa! Occorre riconoscere e promuovere la diversità che sussiste tra noi per gustare relazioni che diventano familiari, ricche di fiducia, e che ci plasmano, rendendoci uomini capaci di servizio reciproco, dentro una complessità che è ricchezza (ottobre 2021).
- Dentro le relazioni fraterne diventa essenziale fare tesoro delle amicizie, luoghi in cui Dio ci si manifesta, per investire il bene e il bello in “alleanze di bene” che conducano ad un surplus di fraternità nella società (novembre 2021).
- L’essere fratelli sa tingersi di sfumature “materne” lì dove diventiamo capaci di generare l’altro alla vita, suscitando possibilità di creatività in lui (dicembre 2021).
- La fraternità cristiana può crescere solo nella preghiera, insieme, e con la preghiera, gli uni per gli altri (gennaio 2022).
- Le relazioni fraterne dovrebbero anche essere luogo per sognare insieme, per costruire un futuro denso di bene a vantaggio di molti (febbraio 2022).
- La fraternità come spazio in cui possiamo conoscerci anche nelle nostre fragilità, in quelle che sono le nostre “fami”, ammettendo il peccato che ci abita e la conversione di cui bisogniamo (marzo 2022).
- La fraternità autentica, come preoccupazione cristiana, ci aiuta a fissare insieme lo sguardo oltre, superando il pericolo di relazioni esclusive concentrate solo su un unico legame (aprile 2022).
- La fraternità come luogo in cui consegnarci con confidenza l’uno all’altro, nelle nostre esigenze, restituendo dignità anche a situazioni o persone che altrimenti sarebbero scartate (maggio 2022).
Di fronte a questi spunti, che restano come sprone per vivere una fraternità non astratta ma fatta di relazioni concrete, viene da chiedersi come crescere nella via della fraternità: quale cammino seguire? Ciascuno il suo, dico io. Auguro a tutti di poter compiere quel nuovo passo che ha atteso finora di varcare la soglia, di mettersi in viaggio oltre i limiti di un recinto più sicuro ma indubbiamente ristretto rispetto al dono promesso da Dio. Vi possa accompagnare anche una buona dose di realismo (non seguiamo falsi ideali di efficientismo e di perfezionismo) e uno sguardo colmo di lode per quanto già vi è donato. A Francesco infatti così piaceva.
COME DESCRISSE LORO IL FRATE PERFETTO
Francesco, immedesimato in certo modo nei suoi fratelli per l’ardente amore e il fervido zelo che aveva per la loro perfezione, spesso pensava tra sé quelle qualità e virtù di cui doveva essere ornato un autentico frate minore. E diceva che sarebbe buon frate minore colui che riunisse in sé la vita e le attitudini dei seguenti santi frati: la fede di Bernardo, che la ebbe perfetta insieme con l’amore della povertà; la semplicità e la purità di Leone, che rifulse veramente di santissima purità, la cortesia di Angelo, che fu il primo cavaliere entrato nell’Ordine e fu adorno di ogni gentilezza e bontà, l’aspetto attraente e il buon senso di Masseo, con il suo parlare bello e devoto; la mente elevata nella contemplazione che ebbe Egidio fino alla più alta perfezione; la virtuosa incessante orazione di Rufino, che pregava anche dormendo e in qualunque occupazione aveva incessantemente lo spirito unito al Signore; la pazienza di Ginepro, che giunse a uno stato di pazienza perfetto con la rinunzia alla propria volontà e con l’ardente desiderio d’imitare Cristo seguendo la via della croce; la robustezza fisica e spirituale di Giovanni delle Lodi, che a quel tempo sorpassò per vigoria tutti gli uomini; la carità di Ruggero, la cui vita e comportamento erano ardenti di amore, la santa inquietudine di Lucido, che, sempre all’erta, quasi non voleva dimorare in un luogo più di un mese, ma quando vi si stava affezionando, subito se ne allontanava, dicendo: Non abbiamo dimora stabile quaggiù, ma in cielo.
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