Con questo articolo inizio una Rubrica che offrirà ai lettori di BP un’occasione straordinaria per conoscere ed apprezzare i molti tesori custoditi da secoli nel nostro Archivio parrocchiale. Da tempo e con molti interventi ho sempre espresso il mio rammarico asserendo che un tesoro di storia, arte, cultura, fede rimanga nel nascondimento di un locale interdetto al pubblico e sconosciuto ai parrocchiani che ne sono custodi e responsabili. Perciò me ne faccio carico e con vero piacere e gioia lo presento ai lettori di BP.
Il primo documento è un volume eccezionale datato 1599, (contemporaneo di Galileo, Caravaggio, Shakespeare…) edito a Bologna ed ancora in buono stato di conservazione.
La sua eccezionalità è insita nel contenuto storico e religioso. Per meglio capirci lo inserisco nel contesto storico di fine ‘’500. In seguito alle note ultrasecolari vicende relative alla Sacra Sindone, la ritroviamo a Chambéry in Francia nella Sainte Chapelle du Saint Suaire appositamente costruita dal Duca Filiberto II di Savoia l’ 11 Giugno 1502 nel proprio castello. Nel 1562, per ragioni di prestigio e sicurezza, la capitale del Ducato di Savoia viene trasferita a Torino. Nel 1578 il Duca Emanuele Filiberto decide di portare da Chambéry a Torino la Sacra Sindone anche in deferenza all’Arcivescovo di Milano il Card. Carlo Borromeo che aveva espresso desiderio di onorarLa di persona. Appunto per abbreviargli il faticoso viaggio la Sacra Reliquia, attraversando il passo Piccolo S. Bernardo, il 15 Settembre 1578, venne portata nella
chiesa di S. Lorenzo in piazza Castello a Torino. Dopo un viaggio di 5 giorni, accompagnato dall’Arcivescovo di Bologna Card. Gabriele Paleotto ed altri prelati, il Card. Carlo Borromeo “… si prostrò in lunga e divota preghiera dinanzi al Sacro Lenzuolo” Tra i Prelati al seguito c’era il Vescovo Alfonso Paleotto – in seguito eletto Arcivescovo di Bologna – autore del volume che dedicò alla Santità di Papa Clemente VIII. Così scrive introducendo il libro: “ Ritrovandomi io con gli Ill.mi Card. di bo e med Carlo Borromeo e Gabriele Paleotto quando andarono a Turino a visitare la Sacra Sindone, Reliquia così principale per l’effigie e tutto il corpo lasciatavi impressa dal Signor nostro con tutto il sangue, veduto c’ hebbi cosa tanto ammirabile, restai con acceso desiderio d’haverne un transunto della stessa misura per poter (affissandovi gli occhi) così impri- mermi nella mente quelle sacratissime piaghe a salute dell’anima mia…” Quando il Card. Federico Borromeo ebbe in dono una copia dello scritto ne sollecitò la pubblicazione vistone la preziosità e l’interesse della testimonianza nella quale “…son venute fatte alcune considerazioni e scoperte in esso Lenzuolo come della qualità delle piaghe, della forma della corona di spine…di molte et horribili percosse al volto…”
L’autore sottopose in visione a Papa Clemente VIII la sua opera come era prescritto. Il Sommo Pontefice accettò il devoto omaggio e ne sollecitò la divulgazione in tutta la Chiesa con suo Decreto del 17 Marzo 1599. In 144 pagine, 22 capitoli, 29 pagine di Tavole esplicative l’autore ci lascia un’analisi molto dettagliata della Sacra Reliquia con appropriati riferimenti alle Sacre Scritture e Profezie dettando molti spunti di meditazione e di preghiera. Inoltre riporta il testo della Bolla papale di Giulio II emessa nel Maggio 1506 con la quale si autorizzava “ la veneratione de la Sacra Sindone et le Hore Canoniche che di essa si recitano nello Stato di Savoja.”
Una rarità in materia ! Ma una particolarità rende oltremodo prezioso e unico il volume: l’Autore acclude un disegno a sanguigna della Sindone con l’effigie dell’impronta come la si vedeva allora in ogni particolare.
Considerando le nozioni storiche e fisiche note a quel tempo ed i mezzi a disposizione, siamo di fronte ad una rara testimonianza visiva che completa ed arricchisce il racconto! Ho provato grande emozione nel leggere le accurate descrizioni accompagnate da profondi pensieri e fervide preghiere: indice di uno spirito animato da vissuta fede e vasta cultura. Dalle annotazioni rilevate nel volume possiamo dedurre che sia stato usato per studio o per momenti di preghiera
Penso che dobbiamo alla profonda passione ed alla cultura del parroco Astesani il privilegio di possedere un così prezioso tesoro di storia e di fede nel nostro Archivio. Un dovere custodirlo con cura assieme agli altri numerosi tesori che andremo a conoscere sui prossimi numeri di BP
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