di Anna Politovskaja – Gli Adelphi editori
“ Certe volte le persone pagano con la vita il fatto di dire ad alta voce ciò che pensano. Infatti una persona può essere uccisa semplicemente per avermi dato un’informazione. Non sono la sola ad essere in pericolo e ho esempi che lo possono provare”.
Un corpo di donna con un proiettile in testa viene trovato nell’ascensore di un palazzo. Un brutale assassinio: siamo in Russia e la vittima è Anna Politovskaja, giornalista della Novoja Gazeta che da anni si batte per i diritti umani contro il suo presidente Akakij Akakievic Putin di cui critica la politica economica, sociale, militare.
Il libro è stato pubblicato nel 2005, ma gli avvenimenti attuali (invasione dell’Ucraina) lo hanno riportato alla ribalta per coloro che vogliono capire la Russia ed il suo presidente.
Si parla di Putin senza toni ammirati, l’autrice lo descrive infatti così alla vigilia della sua rielezione a presidente: “Tipico tenente colonnello del KGB sovietico con la forma mentis angusta e l’aspetto scialbo di chi non è riuscito a diventare colonnello, con i modi di un ufficiale dei servizi segreti sovietici, a cui la professione ha insegnato a tenere sempre d’occhio i colleghi, quell’uomo vendicativo tornerà ad insediarsi sul trono. Sul trono di tutte le Russie”.
Nel libro, diviso in parti, la Politovskaja tratteggia la società russa del ventunesimo secolo dove vigono corruzione, purghe, terrore.
La prima parte è dedicata all’esercito, campo di concentramento per le nuove leve sottoposte a brutali vessazioni da parte dei superiori spesso crudeli e ubriachi.
Poi i processi farsa con giudici conniventi, accuse false, documenti inventati, atti e testimoni che scompaiono.
Scrupolosa l’indagine sul comportamento dell’esercito durante le guerre cecene: gli abusi di potere, le barbarie e la connivenza di molti giudici verso militari violenti ed assassini (come il colonnello Budanov o il mafioso Fedulev) con pochi casi di giudici retti che però non faranno mai carriera.
La parte finale è un vero pugno nello stomaco: si parla della tragedia al teatro Dubrovska con ostaggi sequestrati dai ceceni, l’intervento delle forze speciali che hanno causato molti morti e che ha portato, per come è stata gestita la situazione, ad un incremento del razzismo, della discriminazione e repressione fisica dei ceceni stessi e considerati dallo Stato tutti terroristi e quindi “nemico pubblico numero uno”.
Al riguardo sono riportate diverse storie.
Ne emerge una Russia ben diversa da quella che Putin vorrebbe mostrare all’occidente (moderna e democratica) e che invece è ancora invischiata nello stalinismo, con uno stato dittatoriale in cui vige una corruzione generale e la giustizia è al servizio del potere.
Commento -Questo libro è un prezioso documento sulle condizioni di un Paese sfruttato in cui lo Stato serve il suo presidente e non il contrario.
Tutti dovrebbero leggere libri o articoli della Politovskaja per vedere come una dittatura si possa truccare da democrazia, salvo poi venire smascherata..
Vi lascio con una frase dell’autrice: “ La Russia ha già avuto governanti di questa risma. Ed è finita in tragedia. In un bagno di sangue. In guerre civili. Io non voglio che accada di nuovo”.
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