Di Walter Cerioli
Durante la celebrazione liturgica l’assemblea è invitata a cantare. Vi sono infatti il canto d’ingresso, il canto prima della proclamazione del Vangelo, il canto all’offertorio, il canto del “Santo”, il canto durante la comunione, il canto finale e anche altri momenti in cui è possibile cantare.
Ma come mai si canta durante la Messa?
“Ogni giorno, tutti insieme, frequentavano il tempio, lodando Dio e godendo la simpatia di tutto il popolo”
(Atti 2,46).
In brevi parole S. Luca descrive la vita dei primi cristiani e subito si avverte il nascere di una comunità che loda Dio.
La lode, per essere completa, ha bisogno del canto. E il canto da sempre è espressione di comunità e rinsalda l’unione del gruppo. Si può parlare in modi diversi e con parole diverse, ma insieme si canta lo stesso canto.
Ecco allora che il canto diventa una scuola di socialità, che educa all’unione delle voci e dei cuori e alla comunione fraterna.Il canto e la musica esprimono la comunità e danno più fervore alla preghiera.
In “Musicam Sacram”, istruzione del “Consilium” e della Sacra Congregazione dei Riti (5 marzo 1967), si afferma che: “L’azione liturgica riveste una forma più nobile quando è celebrata in canto, con i ministri di ogni grado che svolgono il proprio ufficio, e con la partecipazione del popolo. In questa forma di celebrazione, infatti, la preghiera acquista un’espressione più gioiosa, il mistero della sacra Liturgia e la sua natura gerarchica e comunitaria vengono manifestati più chiaramente, l’unità dei cuori è resa più profonda dall’unità delle voci, gli animi si innalzano più facilmente alle cose celesti per mezzo dello splendore delle cose sacre, e tutta la celebrazione prefigura più chiaramente la liturgia che si svolge nella Gerusalemme celeste”.
Paolo VI nell’omelia del 24 settembre 1972 ha affermato: “Nel canto si forma la comunità, favorendo con la fusione delle voci, quella dei cuori, eliminando le differenze di età, di origine, di condizione sociale, riunendo tutti in un solo anelito nella lode a Dio.”
E ancora: “Il canto del popolo deve, perciò, ritrovare tutta la sua forza e stare al primo posto. Purtroppo, non sempre è dato di vedere lo spettacolo meraviglioso di tutta un’assemblea pienamente attiva nel canto: «Troppe bocche rimangono mute, senza sciogliersi nel canto. Troppe celebrazioni liturgiche rimangono prive di quella mistica vibrazione, che la musica autenticamente religiosa comunica alle anime aperte e sensibili dei fedeli» (Discorso ai partecipanti alla IX Rassegna delle Cappelle Musicali, 14 aprile 1969)”.
“Cantare è proprio di chi ama” è una celebre frase di Sant’Agostino.
L’uomo sedotto dall’amore di Dio prega; tale preghiera, ispirata dallo Spirito, diventa un canto spirituale.
Il nostro non è un semplice cantare, ma è un pregare cantando, specialmente quando cantiamo nella liturgia.
Buon canto, buona preghiera, buon Natale.
0 commenti