Innamorato di Maria e della musica sacra
Don Dolindo Ruotolo, nato a Napoli il 6 ottobre 1882 e morto a Napoli il 18 novembre 1970, è stato un presbitero, terziario francescano.
Ebbe ancora in vita fama di santità. Di lui disse san Pio da Pietrelcina, ai fedeli napoletani in pellegrinaggio da lui: «Perché venite qui, se avete don Dolindo a Napoli? Andate da lui, egli è un santo».
La nipote di don Dolindo, Grazia Ruotolo, insieme a Luciano Regolo, condirettore di Famiglia Cristiana, ha scritto il libro “Gesù pensaci tu” nel quale ha raccolto i suoi ricordi vivissimi, e afferma: «Era un innamorato della Madonna. Era la sua mamma. Affidava tutto a Lei e invitava noi a fare lo stesso perché, diceva, è “capace di sciogliere le nostre matasse”.
Questo legame lo ha accompagnato da sempre, da quando la mamma scelse il suo nome, Dolindo, in onore della Madonna Addolorata. Era un amore puro e profondo quello di Dolindo per Maria, che raggiunse la massima espressione quando decise di diventare sacerdote.
Negli anni di seminario, dopo aver ripetuto tre volte la prima ginnasiale, si rivolse ad un’immagine della Madonna delle Grazie e, implorandole aiuto, scrisse: «O mia dolce Mamma, se mi vuoi sacerdote, dammi l’intelligenza, perché lo vedi che sono un cretino». Dopo aver composto la preghiera si assopì, l’immagine si mosse, gli toccò la fronte e si risvegliò con la mente pronta e lucida, al punto che discorreva di tutto, verseggiava, era un’altra persona che nell’arco della vita compose oltre diecimila scritti».
Tra gli aspetti più dolci che Grazia Ruotolo rivela, ce n’è uno che ha a che fare con la musica. «Mio zio, che compose anche inni sacri, cantava con la Madonna. Quando si trovava in chiesa, si metteva all’organo e prima di iniziare a suonare, chiedeva a Gesù di ispirarlo. E la Vergine Maria cantava con lui. Noi sentivamo seduti tra i banchi questa melodia, la voce di don Dolindo insieme con un’altra voce meravigliosa, divina. Quando ci avvicinavamo per capire con chi cantasse, ci accorgevamo che era solo. Gli chiedemmo di chi fosse quella voce che avevamo sentito con la sua e lui candidamente rispondeva: “Ho invitato la Madonna a cantare con me” …».
Per amore alla Vergine Maria, don Dolindo fu capace di amare tutti i sacerdoti e la Chiesa anche quando fu sospeso a divinis e privato dell’esercizio del sacerdozio per ben diciannove anni, sulla base di accuse di comportamenti eretici e dogmatizzanti, di cui poi fu accertata l’infondatezza.
«Non ha mai risposto a calunnie e bugie», confida Grazia, «piegava sempre la testa, perché credeva che dietro ad ogni cosa che ci accade ci fosse Dio e la Sua volontà. Per amore infinito alla Mamma celeste fu capace di giustificare la Chiesa che lo aveva condannato. Quando noi provavamo ad aizzarlo, elencando i soprusi subiti, lui, nonostante l’artrosi, tirava su il busto e guardandoci dritto negli occhi rispondeva che la Chiesa è santa e immacolata, indefettibile, a immagine e somiglianza di Maria. Lo stesso faceva quando si parlava dei sacerdoti e delle loro condotte più o meno sante».
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