In una intervista del 1995, l’allora cardinale Joseph Ratzinger, alla domanda posta dal giornalista «Chi è per lei Gesù di Nazareth?», rispose: «Gesù è per me il vero amico, rappresenta questo miracolo che Dio è divenuto amico e accessibile, che io possa vivere l’amicizia con il Signore, che il Signore si è fatto amico mio. Non potrei immaginare come vivere senza questa amicizia che mi guida tutti i giorni e in tutte le difficoltà e in tutte le bellezze della vita».
Questa vicinanza con Gesù, questo rapporto diretto, quotidiano con il figlio di Dio hanno accompagnato per tutta l’esistenza Joseph Ratzinger, tanto che, una volta divenuto papa con il nome di Benedetto XVI, ha coronato la sua conoscenza – dopo così tanti anni diventata intima – con non uno, ma ben tre libri sulla vita di Gesù di Nazareth.
Da qualche giorno è uscito in libreria il volume di padre Georg Gänswein, dal 2003 prelato d’onore di Sua Santità, l’uomo che ha vissuto sempre al fianco di papa Benedetto, accompagnandolo fino al congedo dalla vita terrena. Ebbene, così come il segretario particolare del Papa, dopo una vita trascorsa in sua compagnia, ha sentito il desiderio di scrivere la biografia del pontefice, allo stesso modo Joseph Ratzinger, dopo una vita trascorsa in compagnia di Gesù, ha nutrito l’urgenza di raccontarne la vita.
I tre tomi su Gesù di Nazareth scritti da papa Benedetto sono tre libri meravigliosi, con passi di altissima levatura mistica e al contempo profondissima riflessione teologica, per giungere a brani di vera e propria letteratura (le pagine sul Padre Nostro sono pura poesia).
I papi sono prima di tutto degli uomini, con i loro pregi e i loro difetti. Su papa Benedetto sono abituato a sentire due tipi di commenti tra loro contrastanti: il primo, il più comune, è quello che sostiene che Ratzinger sia stato un grandissimo teologo ma che non è mai riuscito a toccare i cuori della gente con i suoi discorsi, a differenza di altri pontefici (da Giovanni XXIII fino all’attuale Francesco). Il secondo, invece, sostiene che nessuno come Ratzinger sia riuscito a trasmettere la gioia di vivere e la bellezza del creato e dell’arte, la piena fiducia in Dio e nella resurrezione.
Sapete qual è la differenza tra le due opinioni? Chi sostiene la prima tesi si è sempre limitato ad ascoltare il papa, chi sostiene la seconda ha letto i suoi libri.
Quando mi imbatto in qualche latore del primo pensiero, la domanda sorge spontanea: «Hai mai letto un libro del papa?» e la risposta arriva automatica: «No».
Sta tutta qui la differenza: papa Benedetto, al contrario di altri pontefici, dava il meglio di sé nella scrittura, ma questo non toglie nulla alla sua grandezza, perché se non fosse diventato papa molti meno fedeli e non avrebbero letto i suoi numerosissimi testi.
Ho ascoltato per caso qualche giorno fa l’intervista a un professore universitario, il quale ha dichiarato che lui si è convertito al Cattolicesimo grazie alla lettura dei libri di Joseph Ratzinger, che hanno saputo spiegargli l’importanza della ragione nella fede e hanno dato la risposta a tutte le sue domande.
Questo non significa che Benedetto fosse un papa a uso esclusivo degli intellettuali: i suoi libri divulgativi sono accessibili a tutti.
Con l’augurio che questo articolo spinga i lettori di Buona Parola a leggere i numerosissimi testi di papa Benedetto. Mi congedo con una riflessione tratta dal suo libro “Imparare a credere” (perché sì, la fede si può anche imparare):
«L’umiltà è il primo gradino della scala che conduce a Dio. Essa è la virtù che spalanca le porte, al di là delle quali c’è un Dio che attende, parla, si manifesta».
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